La componente agonale nella civiltà greca.

Nelll’ antichità classica i greci furono i più fervidi sostenitori della cultura fisica, intesa sia come educazione della volontà’ sia come fondamento per un armonico sviluppo del corpo, per affinare i sensi, per l’acquisizione delle norme igieniche di base, e soprattutto per la preparazione psicofisica alla guerra inizialmente l’atletismo dei greci nacque come fatto culturale a fini prevalentemente estetici, ovvero gli atleti facevano ginnastica per migliorare l’aspetto esteriore del proprio corpo, ma ben presto
essi sentirono quasi il “bisogno” di confrontarsi fra loro, di raggiungere e fissare dei record, e di ci-
mentarsi in vere e proprie gare: l’agonismo tipico dell’uomo greco non tarda dunque a manifestar-
si! In quell’atmosfera speciale che conosce bene chi prende parte a gare sportive di qualunque tipo,
quella che si respira prima del “via”, tesa e carica di nervosismo, l’atleta greco del VI sec.a.C. non cerca
di allentare la tensione dicendo fra sè:”l’importante non’ è vincere, ma partecipare”, massima che è
frutto della nostra cultura moderna, bensì “Bisogna essere sempre il migliore e superiore agli altri”
come insegna il buon Omero in un esametro divenuto famoso nonché discusso e dibattuto dagli stu-
diosi riguardo alla sua esatta interpretazione per esempio alcuni, estremizzando, sostengono l’idea
che lo “spirito agonistico” fosse una componente esclusiva della personalità dell’uomo greco, come
se per natura possedesse una qualità psichica particolare che si sarebbe identificata nell’ aêén Þri-
steúein omerico. L’esametro di Omero, però, non sarebbe stato circoscritto esclusivamente al concetto
di “agonismo” ma avrebbe avuto valenza come principio ispiratore dell’intero modus vivendi dell’uo-
mo greco, riconducendosi così al motivo dell’ ÞretÔ. Secondo aspetto : La parola αρετη è densa di significati: si intende il rispet to che un greco deve portare verso gli dei, la patria e i propri cari, e s’intende il valore che egli dimostra nel difendere queste cose: questo tipo di αρετη , eroica e guerriera, viene definita “omerica”.
Ma l’ ÞretÔ è anche quel complesso di virtù innate o acquisite che rendono un uomo meritevole di ammirazione: lealtà, coraggio, temperanza, saggezza. Inoltre, secondo la mentalità greca, se un uomo possedeva l’ ÞretÔ , egli possedeva necessariamente an che un bell’aspetto esteriore, che rispecchiava le virtù interiori: in omaggio all’ideale di armonia che contraddistingue la grecità classica, si forma il paradigma della καλοκαγαθíα., dell’uomo kalój kaí Þgaqój . Quando fiorirono gli agoni sportivi, i greci furono ben contenti di poter onorare gli dei non solo mettendo in mostra la loro prestanza fisica e la bravura raggiunta nelle varie discipline sportive ma anche dimostrando la virtù morale di cui andavano fieri, cioè l’ ÞretÔ . L’educazione fisica,però, si distingueva a seconda se a praticarla erano gli spartani o gli ateniesi: per gli spartani, l’esercizio fisico era visto solo come un mezzo per forgiare il carattere e fortificare il corpo in vista della guerra, mentre gli ateniesi perseguivano quell’ideale di perfetta fusione fra bellezza esteriore e nobiltà d’animo.

Omero, Iliade, VI, v.208 e XI, v.784.
2Cfr. J. Burckhardt, Storia della civiltà greca, a cura di R. Marx, vol. III, Stuttgart, 1941, pag.69.